Oliviero Garlini bomber vero
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Oliviero bomber vero
Oliviero Garlini da Stezzano (Bergamo) ha il gol nel sangue, è uno di quegli attaccanti che a fine stagione hanno sempre fatto il loro, anche se per arrivare in alto ha sofferto più del previsto.
La sua storia comincia il 4 marzo 1957 e poi, calcisticamente, su quel ramo del lago di Como quando un giovane Bagnoli lo manda in campo in tre occasioni nella Serie A 75-76; finisce con la retrocessione in B e il buon Oliviero deve ricominciare da Empoli, Serie C, sangue, sudore e lacrime che fruttano 18 gare e 6 reti, quasi tutte concentrate nel finale di stagione, utilissime per una salvezza giunta solo grazie alla differenza reti.
Dalla Nocerina al Fano
Il buon bottino gli regala le attenzioni della Nocerina del giovane Bruno Giorgi, nel dantesco girone C della terza serie nazionale; qui Garlini si erge a protagonista e con 7 reti in 36 gare trascina la squadra molossa a una storica promozione in B, fermandosi pure la stagione successiva dove però, nonostante 29 gare e 2 reti, non evita la rapida discesa in C1.
La tappa successiva lo vede a Fano con la maglia dell’Alma Juventus e qui esplode con 14 reti che proiettano la truppa di Mascalaito a un lusinghiero quinto posto finale.
Destinazione Cesena
Di lui si accorge il Cesena (anni dopo i romagnoli ripeteranno l’operazione prelevando da Fano Dario Hubner), che fiuta l’affare e lo porta in Romagna.
In bianconero Garlini resta quattro stagioni, nella prima contribuisce con 10 reti alla promozione in A (36 le presenze); nella seconda è protagonista, in coppia con l’austriaco Schachner, dell’ottimo decimo posto cesenate; nella terza precipita in B; nell’ultima, infine, con 29 presenze e 3 reti non riesce a imprimere una svolta positiva a una stagione deludente.
Viaggio nella Capitale
Emigra così a Roma, sponda laziale, e qui vive due stagioni in antitesi: nella prima si trova a retrocedere in B nonostante la Lazio possa schierare giocatori quali Manfredonia e Laudrup, nella seconda invece, agli ordini di Gigi Simoni, esplode in tutta la sua potenza, realizzando 18 reti che gli valgono lo scettro dei bomber cadetti anche se la squadra si piazza solo dodicesima.
Il periodo nerazzurro
Il Trap lo vuole alla sua corte e Oliviero si trasferisce per l’86-87 nella Milano nerazzurra a far da vice a Rumenigge; nell’Inter il bomber mette assieme 20 presenze (14 dall’inizio) arricchite da quattro reti, ma il ruolo di “scorta” non lo sente suo, perciò cede alla corte di Mondonico e scende in B all’Atalanta, dove in una sola stagione diventa idolo incontrastato!
In campionato realizza 17 reti (solo Marronaro lo sopravanza con 21) e riporta i bergamaschi in A, ma il meglio lo dà in Coppa Uefa, dove segna al primo turno contro i gallesi del Merthyr Tidfil, al secondo con l’Ofi Creta e mette a segno il rigore del vantaggio nella semifinale con il Malines (poi ribaltato dai fiamminghi, che voleranno in finale).
Chiusura marchigiana
L’esperienza a Bergamo si chiude con 4 apparizioni nella successiva Serie A e la partenza per Ancona, in B, dove con cinque reti in 23 gare sarà utile ai dorici per raggiungere una tranquilla salvezza.
La successiva sfortunata stagione di Ascoli, in A con retrocessione e nessun gol in 17 presenze, vedrà chiudere Garlini con il calcio di alto livello.
Un anno di C2 a Ravenna e una comparsata in Interregionale, nel milanese con il Corbetta, saranno il canto del cigno di un giocatore che ovunque ha lasciato il segno a suon di reti. Non per niente un vecchio striscione recitava “Oliviero bomber vero!”.