Catena Spezzata
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Mastro Vatta
Non doveva andare a finire così. Anzi, non dovrebbe mai andare a finire così, perché a ventitré anni il libro dei sogni é ancora pieno di pagine da scrivere, da vivere e soprattutto da realizzare.
Pagine del libro ne aveva già girate alcune, quel centrocampista con un cuore così grande da correre per tutti e due piedi capaci di prodezze balistiche di non poco conto: aveva la voglia di arrivare e la grinta per farlo, glielo avevano insegnato dalle parti del Filadelfia di Torino, dove un certo Sergio Vatta allevava calciatori che sarebbero stati soprattutto uomini! Ercolino se lo era già guadagnato come soprannome per la sua forza unita alla generosità dei puri: Massimiliano Catena invece erano il nome e cognome con i quali da Roma era partito per crescere nel florido vivaio granata.
Dal debutto a… Van Basten
Non ci volle molto agli addetti ai lavori per accorgersi che quel ragazzo i numeri li aveva, l’esordio in A la logica conseguenza di un lavoro mai banale, il 6 novembre 1988 e il giovane Catena entra agli sgoccioli di un Torino-Cesena per Haris Skoro, poco più d’un mese ed ecco la maglia da titolare.
È un Torino-Milan di dicembre, il commento radiofonico di Sandro Ciotti e la festa rovinata in parte da Van Basten, che a un minuto dalla fine acciuffa il 2-2.
Pazienza: la stagione del Toro non é certo memorabile, scende in B tra il malumore generale e il giovane Catena non può nulla nonostante le sue sedici presenze in campionato.
Da un granata all’altro

Retrocessione a parte, però, Catena ha dimostrato d’essere uno dei prodotti più interessanti della cantera granata e così fioccano le richieste soprattutto dalla B, lui attende e alla fine cede alla corte della Reggiana che è appena salita dalla C1; mister è quel Pippo Marchioro che anni prima transitò addirittura sulla panchina del Milan di Rivera, con i giovani ci sa fare e infatti valorizza Catena che presto diventa punto fermo di una squadra capace di chiudere in settima posizione e restare nel cuore della gente: è la Reggiana di Nico Facciolo tra i pali e poi De Vecchi, Bergamaschi, Gabriele, Silenzi e D’Adderio.
Catena mette assieme trentasei gare e guadagna un biglietto per Cosenza dove, lui non lo sa, diverrà idolo!
Idolo rossoblù

In Calabria trova Di Marzio sulla panchina, le cose non girano e arriva Reja, che acciuffa la salvezza nello spareggio di Pescara dove Marulla affonda la Salernitana; Catena è una costante, gioca titolare con entrambi i tecnici e trova la prima rete tra i grandi in un Pescara-Cosenza nel quale pareggia un gol di Monelli; nel frattempo i tifosi rossoblù cominciano ad apprezzare la nobiltà d’animo di questo centrocampista mai domo.
Il campionato 91-92 è quello del paradiso accarezzato, il Cosenza resta in lizza per la promozione in A fino all’ ultima giornata, la spunterà l’Udinese vincendo in casa di un’Ancona già promossa e per i silani la tomba dei sogni sarà il “Via del Mare” di Lecce, Maini il boia; Catena salta solamente quattro partite e non é un caso che il Cosenza raccolga soltanto una vittoria e un pareggio senza il centrocampista, peccato perché i bianconeri friulani chiudono con solamente due punti in più.
Sono anni di sogni a Cosenza, la A pare una questione di tempo e Catena si ferma anche per il campionato 92-93 che vede in panchina quel Fausto Silipo già calciatore di Palermo e Catanzaro; anche il giovane tecnico punta sulle qualità di Catena e ne fa il cardine di una formazione che parte con lo 0-0 di Padova per poi proseguire battendo la Fidelis Andria al “San Vito” per 3-1 prima di rientrare da Lucca con un altro prezioso nulla di fatto.
Alla quarta poi é di scena la Ternana, che crea non pochi grattacapi alla squadra cosentina, il trottolino sardo Francesco Fiori porta avanti gli umbri alla mezz’ora e pare non esserci più nulla da fare, la classica domenica storta insomma.
Catena però non ci sta, lotta e combatte come solo lui sa fare e a dieci dal termine, servito da Caramel, scaglia un missile dai 30 metri che si infila tra il palo e l’incolpevole Rosin, poi si fa tutto il campo per gustarsi la gioia del pubblico e ricevere un ideale abbraccio da ogni singolo tifoso rossoblù.
Il destino in agguato
Finisce così e dopo i festeggiamenti di rito saluta la compagnia per recarsi a Roma a trovare papà Monaldo che è molto malato, il suo cuore è buono dentro e fuori dal campo, un figlio di cui andare fieri.
Il destino però è in agguato, forse il cuore di Massimiliano è troppo buono e lassù ne hanno bisogno chissà, sta di fatto che la sua auto si schianta allo svincolo autostradale di Tarsia-Nord e lui, che voleva rientrare in anticipo per non saltare la seduta di allenamento, vola in cielo lasciando un vuoto incolmabile dentro e fuori dal campo!
Cosenza è sconvolta, non ha ancora fatto in tempo a realizzare la scomparsa di Donato Bergamini che si trova a convivere con la tragedia di Catena, il tifo gli dedica la curva dello stadio, la gente ha gli occhi bagnati e il cuore gonfio di rabbia, Cosenza non vedrà quella A che pareva dietro l’angolo e Catena non ha potuto scrivere altre pagine nel libro dei sogni, quella corsa esultante contro la Ternana rimarrà l’ultimo frame di un ragazzo meraviglioso, quasi un saluto inconsapevole a una città che lo ha adottato e mai lo dimenticherà, ci piace pensarlo su un prato verde a scherzare con Marulla e Bergamini, cuori rossoblù senza tempo!