Sul logo dorato – Controcronaca
Per cambiare, da qualche parte bisogna pur cominciare. Vero, ma c’è qualche parte e qualche parte, se permettete.
Per cambiare, da qualche parte bisogna pur cominciare. Vero, ma c’è qualche parte e qualche parte, se permettete.
I Miti muoiono? La risposta me la faccio prestare da Francesco Guccini, “Gli eroi son tutti giovani e belli”. Perché Pelé, Mito è pure l’Eroe della sua gente
I quotidiani, oggi, danno ampio risalto all’intervento di Luciano Moggi all’assemblea degli azionisti della Juventus.
Il Pisa che espugna Ferrara e torna a riveder le stelle da molto vicino è l’occasione giusta per ricordare un Grande Pisano che pisano non era. Romeo Anconetani
CIAO, SINISA! (Vukovar, 20 febbraio 1969 – Roma, 16 dicembre 2022) Sinisa Mihajlovic
Invecchiando, il metabolismo rallenta. Dev’essere per questo che ho avuto bisogno di qualche ora in più per digerire una notizia indigeribile: il tumore di Vialli è tornato aggressivo.
Di noi giornalisti so bene quali sono i peccati. Invece per assistere al licenziamento di un collega durante una partita, mi è toccato aspettare Qatar 2022.
Si è chiusa l’Era di Andrea Agnelli alla Juve. Lui, il vicepresidente Pavel Nedved e l’amministratore delegato Maurizio Arrivabene hanno dato le dimissioni.
«Oggi mi sento qatarino. Oggi mi sento arabo. Oggi mi sento africano. Oggi mi sento gay. Oggi mi sento disabile. Oggi mi sento un lavoratore migrante».
Ch’io sappia, Fëdor Dostoevskij non era un appassionato di calcio, anche perché in quel momento il football muoveva solo i primi passi in Inghilterra.
Da oggi ammetto pubblicamente di tifare per… l’argoritmo dei bookmakers. Che di calcio capisce un cazzo, ma in compenso ogni tanto regala vantaggi a noi scommettitori.
Morire di tifo, lo sanno tutti. Da anni. Eppure il calcio fa finta di accorgersene solo quando succedono fatti clamorosi, facendo così rischia di morire di… tifo.
Secondo uno studio dell’Università di Lustrola, i tifosi del Bologna sono quelli più esposti al rischio di suicidio e quelli più portati a vivere effimeri momenti di gloria.
C’è chi nasce con la camicia (me ne viene in mente uno, Marco Giampaolo, che passa da un insuccesso all’altro ma trova sempre un ingaggio da fascia alta) e chi invece la camicia se la deve sudare oltre ogni ragionevole dubbio, e in questo caso Davide Nicola è il Campione del Mondo.
Era la fine degli anni Settanta, l’inizio degli Ottanta. Il calcio italiano si apprestava a vivere il più straordinario dei suoi periodi.